Fino a due anni fa erano in strada, battevano il marciapiede. Oggi sono inserite nella società, con un lavoro vero che le mantiene e restituisce loro tutta la dignità di cui hanno diritto. La testimonianza di Vivian, che riesce a dire solo poche parole per l’emozione di trovarsi di fronte a telecamere e giornalisti, parla per tutte: “Sono molto contenta, questa esperienza mi ha cambiato la vita”. Intanto sua figlia corre da una sedia all’altra: ha poco più di un anno e mezzo, forse la mamma è riuscita a dire ‘basta’ proprio perché allora la portava in grembo ed era ancora costretta a prostituirsi, nonostante la maternità. “Dal buio della strada alla luce della speranza”: per 18 ragazze nigeriane non è stato un semplice slogan, ma una possibilità concreta grazie al progetto “Il portale della Fraternità” che è stato presentato venerdì 25 novembre presso la sala Giolitti della Provincia di Cuneo, in occasione della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne. L’iniziativa è stata realizzata dall’associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, con il contributo del Fondo sociale europeo tramite la Regione Piemonte, il patrocinio della Provincia di Cuneo e la collaborazione dell’agenzia formativa “Consorzio studi”.
Alla presentazione sono intervenuti, tra gli altri, Anna Mantini, assessore alle Pari Opportunità della Provincia di Cuneo e Luca Fortunato, co-responsabile per il Piemonte del servizio antitratta della Comunità Papa Giovanni XXIII.
Dopo l’opera di contatto dell’unità di strada, che si svolge anche nei dintorni di Cuneo, le 18 persone sono state inserite in un percorso di formazione e avviate al lavoro in strutture del territorio attraverso tirocini. Alcune di loro, al termine delle borse lavoro, sono state assunte dalle aziende stesse, mentre altre hanno trovato impieghi diversi. In due anni sono state 100 le ragazze sottratte al racket della prostituzione nelle province di Cuneo e Torino.
Nel territorio compreso tra Pianfei e Madonna dell’Olmo oggi le ragazze attualmente in strada sono circa 50. Vengono costrette a rimanere lì attraverso minacce, violenze, ricatti sulle famiglie; hanno tra i 18 e i 25 anni di età; una è, secondo i volontari, sicuramente minorenne.
La storia vera di Joy: una storia che vale per tutte le vittime della tratta
Intimidazioni, violenze, ricatti, voodoo: ecco come si viene incatenati alla strada
Joy nasce a XXX, in Nigeria, il XX/XX/1986. La sua è una famiglia molto povera e lei è la primogenita di altri quattro fratelli. A dieci anni perde i genitori e due fratelli in un incidente d’auto e va a vivere con i familiari del padre dai quali subisce violenze e maltrattamenti che le impediscono di frequentare la scuola. Decide di scappare di casa nonostante abbia soltanto quindici anni.
Un giorno, nel 2001 incontra una donna, XXXXX, proprietaria di una sartoria, che la prende con sé, insegnandole il mestiere di sarta e offrendole lavoro nel suo negozio. Dopo cinque anni, nel 2006, mentre Joy è al lavoro in negozio, una cliente abituale della sartoria, Rose, la avvicina chiedendole se sia brava a cucire e Joy risponde di si. Le propone un nuovo inizio: un nuovo posto di lavoro in Italia all’interno della sua sartoria con un salario tale da poter garantire ai fratelli una buona condizione economica.
Joy accetta e nel 2006 parte per la Libia a bordo di un bus. Il viaggio dura circa sei settimane, svolgendosi a tappe che toccano le principali città del Niger, Ziader e Agadez, per poi attraversare il deserto. Parte per l’Italia a bordo di una nave, lo Zodiac. All’arrivo a Lampedusa contatta Rose, avvisandola del suo arrivo. Arriva in treno fino a Torino. Nell’appartamento vivono altre due ragazze. Dopo alcuni giorni Rose spiega alla ragazza ciò che avrebbe dovuto fare: non c’è nessun negozio, e il lavoro non è in una sartoria, ma in strada.
Joy è disperata, non sono questi gli accordi, ma deve pagare 70.000 euro per il viaggio e se si rifiuta lei e i suoi fratelli saranno uccisi a causa del rito wodoo che è stata costretta a subire in Nigeria prima della partenza. Spesso non ha da consegnarle quanto lei vorrebbe, Rose la picchia ogni volta.
Dopo tre anni riesce a pagare 35.000 euro. Nel XXX 2009, durante un controllo di Polizia viene arrestata e rimpatriata.
Tornata in Nigeria, riceve la telefonata di Rose: le intima di finire di pagare il debito, altrimenti i suoi familiari la pagheranno cara. Una notte di novembre 2009 alcuni uomini fanno irruzione in casa, sono armati di bastoni di legno e spranghe di ferro. Picchiano violentemente sia Joy che i fratelli, tutti a causa delle percosse verranno accompagnati in ospedale. Dopo 5 irruzioni in due mesi gli uomini consegnano a Rose questo messaggio: “Se non finirai di pagare, dalla prossima volta uccideremo tutti i tuoi fratelli, uno ad uno e alla fine uccideremo anche te”. Detto questo vanno via. Joy è terrorizzata; accetta di ripartire per l’Italia.
Una sera sul treno per Alessandria incontra una ragazza nigeriana liberata dalla Papa Giovanni XXIII. Le racconta di come è cambiata la sua vita. Joy chiama immediatamente; riceve un’altra telefonata da Rose ma trova la forza di minacciare a sua volta di denunciare tutto alla Polizia. Joy oggi ha davvero realizzato il suo sogno di fare la sarta.